“Il lutto è senza dubbio una malattia.
Voglio dire che, come una malattia, sottrae l’individuo dal commercio della vita ordinaria e che, come essa, lo consegna all’esperienza di un pauroso abbandono” (pag. 91).
Durante il lutto quindi si assiste a: “la rottura di qualsiasi rapporto con gli altri, l’abbandono del corpo al sonno, l’estasi della mente abbandonata al puro flusso del tempo, l’agonia sistematicamente subita dal dolore, l’inerzia dell’abbattimento più ostinato, ogni sorta di divieti che ci imponevamo per rompere il filo della nostra esperienza di prima in modo da non dimenticare mai che quel filo era stato definitivamente spezzato, il lavoro ossessivo della memoria che si manifestava nel tenere in ordine la tomba, mettere a posto tutte le vecchie fotografie….”
(Philippe Forest, Anche se avessi torto, pag. 92)