“La perdita di una persona cara è un’esperienza molto privata, un mondo di vuoto tenace, che continua restare vuoto anche in mezzo ad una folla.
Non riuscivo a capire come fosse possibile che altri potessero aiutarmi ad affrontare il dolore –anche se i nostri amici, i vicini e i parenti sono stati eccezionali nel sostenerci, semplificando di molto i problemi logistici della nostra vita.
Personalmente non volevo parlare con nessuno della natura del vuoto in cui vivevo; mi sembrava un vuoto solo mio, che gli altri non potevano assolutamente capire, per quanto tentassero di starmi vicino”.
(Amartya Sen, La lettera di Eva ai nostri bambini, in Sole24ore, 14 luglio 2013).