“Il dolore non si esaurisce, a finire è la disperazione” si legge nell’incalzante romanzo di Leonardo Luccone “Il figlio delle sorelle”. Amiamo l’arte, proprio perché, con il cortocircuito dell’intuizione poetica, riesce, molto più di molte sentenze ed approfondimenti giuridici, a rappresentare l’esistenza, con cui il diritto è chiamato a confrontarsi.
Quest’affermazione dovrebbe essere mandata a memoria dalle compagnie di assicurazioni che troppo spesso, alla richiesta di risarcimento della sofferenza, indulgono a ritenere che in realtà tutto può essere superato e che il dolore si attenua e scompare.
In realtà certi dolori legati a vicende di perdite, di menomazioni, non passano, ma rimangono muti compagni nel resto dell’esistenza. E se questi sono stati causati da un fatto illecito devono essere rappresentati nella loro corretta dimensione ed intensità ed indicati nelle richieste risarcitorie, utilizzando così armoniosamente il concetto di equità oltre i facili cliché delle tabelle.