Dopo quasi dieci anni dalla tragedia di Lampedusa (2013), nella quale morirono a poche miglia dalla costa, 386 tra uomini, donne e bambini, oggi registriamo una nuova strage. Sulla spiaggia di Steccato di Cutro si allineano per il momento 60 salme.
Non è questo il momento di individuare le cause di questa tragedia. Mi limito a prendere atto che lo Stato Italiano (ed anche l’Unione Europea) ha deciso da tempo di non attivarsi seriamente nel soccorrere le imbarcazioni piene dei migranti ma neppure di pattugliare i propri confini per intercettare le navi dirette in Italia, lasciando che sbarchino tranquillamente in Sicilia, Calabria, Puglia, Sardegna. Lo stesso Stato Italiano ha poi intralciato altri soggetti (ONG) che soccorrevano le navi dei migranti. Così tutti sono rimasti a guardare i disperati viaggi, nell’inevitabile attesa di altri naufragi “conosciuti”nostrani”. Quelli conosciuti. Degli altri l’oblio è inevitabile.
Ora non resta che applicare le Leggi. In particolare quelle che tutelano le persone. È tempo che anche per queste tragedie si applichi l’art. 123 del Codice delle Assicurazioni. La Consap (fondo di Garanzia) non può sottrarsi più dal suo compito istituzionale: ristorare le vittime, anche di un sinistro nautico, in caso di mancata copertura assicurativa (cfr. L’obbligo risarcitorio in capo al Fondo di Garanzia nell’ipotesi di sinistri verificatisi in acque nazionali, in RCP, Giuffré, 2017, 3, pag 1002-1009)
Chiedo dunque, come già fatto ma inutilmente per il caso di Lampedusa, che la Consap, tenendo fede alla sua natura pubblica (anche se finanziata dalle varie compagnie di assicurazione), svolga una seria attività informativa sulla possibilità del risarcimento, si faccia parte diligente nell’individuare i soggetti aventi diritto allo stesso. E risarcisca.
Se uno Stato ha deciso per mille ragioni (ritenute da molti legittime ed opportune) di non essere accogliente, sia almeno giusto, applicando quelle leggi che si è data da oltre 50 anni e che senza problemi applica a favore dei cittadini e degli altri stranieri. Non sia che molti di questi disperati che fuggivano comunque da un Paese ingiusto (come per esempio l’Afghanistan) abbiano trovato la morte nelle acque di un altro che non considera uguali tutte le persone, riconoscendo in maniera selettiva i diritti universali.
Il risarcimento ha, tra le altre, una funzione preventiva. Solo costringendo la Consap (Fondo di Garanzia) a pagare le conseguenza di una scelta politica, lo Stato sarà costretto a riflettere se conviene, al di là di ogni questione morale, investire per almeno pattugliare le proprie acque (salvando i migranti a bordo di navi fatiscenti ) o al limite consentendo alle ONG di farlo o risarcire dopo ogni naufragio avvenuto nelle acque nazionali le vittime dello stesso.