Quando è necessario individuare gli aspetti idiosincratici del danno non patrimoniale non è raro -nei nostri atti- segnalare, nel caso di ricoveri ospedalieri dei nostri Assistiti, i noti processi di spersonalizzazione esistenti in tali ambienti e la soppressione della dimensione della riservatezza e della privacy, riportando a tale proposito le testimonianza di medici illustri, divenuti occasionalmente pazienti, quali Borgna, Marsh e Sacks. A questo elenco si può ora aggiungere l’ex primario torinese Bruno Macchioni, che su La Stampa di qualche giorno fa, ha voluto rappresentare il suo disagio e la sua delusione per le condizioni di ricovero cui è stato costretto.
“Trascorrono le ore, il personale procede a rimettere in ordine i letti, ma nessuno pensa alla nostra pulizia personale: non possiamo lavarci né viso né denti. Spero si tratti di un inconveniente del giorno; invece no, per tutta la durata della mia degenza mi è stato dato un pezzo di stoffa umido da passarmi sul viso e sulle mani. Troppo lavoro? Così dice il personale che protesta anche per le “inopportune” chiamate dai letti. Sentirsi sporchi è molto deprimente. […] “