Alice è una bimbetta di sei anni. Un faccino curioso ed allegro, costellato da lentiggini. Due codine ai lati della testa, dritte e puntate verso il mondo. Il grembiulino rosa ben stirato. Sulle spalle una cartella quasi più grande di lei, piena di libri, merenda ed astuccio.
Oggi la maestra spiega matematica. Alice è attentissima. L’argomento, subito dopo le operazioni elementari, è sulle caratteristiche delle entità con cui si opera. Tutte le operazioni possono coinvolgere solo elementi simili. La maestra dice: “Non si possono sommare o sottrarre mele con pere. Sono due cose diverse. Non avrebbe senso farlo”. E’ giusto pensa Alice. Al limite -aggiunge la maestra- si possono mettere a confronto i loro valori, come quando il fruttivendolo alla fine della spesa fa la somma di quanto si deve pagare. Per misurare le mele ci sono delle precise tabelle, costruite solo per le mele. Per le pere si va ad occhio. Quando abbiamo i due valori, allora possiamo sommarli, moltiplicarli, e così via. Alice oscilla la testa nel gesto di acconsentire. Ragionamento semplice. Bene. Imparato.
Qualche mese più tardi la maestra torna sull’argomento: un gruppo di botanici ha scoperto che in realtà mele e pere non sono frutti diversi ma uno stesso frutto. “Possibile?” si domanda interdetta Alice. La maestra dice che gli scienziati hanno più esperienza e conoscenza di noi. “Ma hanno forme diverse” E’ lo stesso frutto. “Ma hanno una buccia differente” E’ lo stesso frutto. “I sapori non sono uguali” E’ lo steso frutto. “Ma crescono su alberi differenti” E’ lo stesso frutto. Conclusione: possiamo usare per mele e pere solo la tabella delle mele, senza aggiungere nulla per quanto riguarda le pere. Alice non capisce. E’ tutto molto strano.
Dopo altri mesi, la maestra comunica alla classe che i botanici ci hanno ripensato: mele e pere sono effettivamente differenti. Mele e pere non si possono sommare e servono metodi differenti per valutarli. Per misurare le pere non si può utilizzare la tabella delle mele. Ora va meglio pensa Alice. Ora tutto torna.
Eppure qualche suo compagno continua a sommarli, come se nulla fosse. E’ più facile. Non ci sono i problemi di valutare ad occhio le pere. Però ora la maestra, sventolando il compito dalla cattedra, li ammonisce “Questo è un errore, come vi ho già detto non si possono sommare pere e mele. Bambini dovete studiare di più”
Ora se anche Alice ha capito, perché i giudici non riescono a farlo?
Favoletta liberamente tratta da una recente sentenza della Corte di Cassazione ove il danno morale è confuso con il danno biologico. Legenda: mele: danno biologico; pere: danno morale; tabella: tabella del danno biologico; ad occhio: equità; botanici: Corte di cassazione