Per l’ennesima volta, era successo anche negli anni precedenti, la figura del Giudice di Pace viene tirata in ballo dall’ANIA, nella sua relazione annuale, nel capitolo dedicato alle truffe assicurative. Ed il richiamo non è dei più gratificanti. Nel documento redatto dall’Associazione delle Assicurazioni si legge infatti testualmente, dopo aver esposto i presunti motivi ostativi ad una più efficace azione di contrasto alle truffe, che: “non vanno inoltre dimenticate le criticità del processo civile dove gran parte del contenzioso r.c. auto è rimesso ai giudici di pace la cui normativa di riferimento non prevede conflitti di interesse tra la funzione di giudice e quella di avvocato in infortunistica stradale”.
Non si comprende cosa possa mai legare il preteso conflitto di interesse con l’attività antifrode. Ma la collocazione del periodo proprio nel capitolo dedicato alle truffe e l’aver adottato tale precisazione proprio immediatamente dopo gli ostacoli strutturali alla lotta contro le truffe assicurative, porta inevitabilmente a far ritenere, sia pure in maniera implicita, l’esistenza di un legame tra Giudici e gli scarsi risultati alla lotta antifrode.
L’affermazione, anche perché non nuova, non meriterebbe una buona volta una risposta adeguata dei Giudici di Pace a tutela della loro reputazione ed onorabilità?