Nel suo ultimo libro (in realtà il primo tradotto solo ora in Italia solo ora), Emmanuel Carrère, in un suggestivo percorso ucronico (ossia quello di immaginare la storia come avrebbe potuto essere) utilizza un esempio fulminante per rappresentare l’irreparabile (ossia lo snodo principale degli avvenimenti) da modificare solo fantasticamente per un nuovo andamento, come sarebbe cancellare la sconfitta di Waterloo per il Bonaparte. E parla a questo proposito dell’amputazione.
“Al pari di un mutilato, Geoffroy avverte acutamente nella gamba di legno la dolorosa mancanza della gamba reale. Nessuna protesi, per quanto capace di ingannare gli altri ha il potere di placare la sua sofferenza. Bisognerebbe che la gamba non fosse mai stata amputata, questo è il punto. Bisognerebbe tornare al momento dell’amputazione, mandare a chiamare un chirurgo migliore. O, al momento della ferita, deviare la pallottola o il colpo di mortaio. O fare in modo che l’arma non sia stata caricata, che un’altra pallottola abbia colpito il tiratore, che questi non sia mai esistito. Magari uccidere suo padre prima che conosca sua madre o far abortire sua madre: le possibilità sono innumerevoli ….“
Le poche frasi di un grande scrittore valgono certamente più di cento sentenze (o mille atti giudiziari) vergati per rappresentare la sofferenza inaudita di ciò che non può essere più riparato (come l’amputazione o la morte) ed al contempo il tarlo quotidiano di trovare una storia “parallela”