La Corte di Cassazione (con la sentenza del 18 febbraio 2025 n. 4261) rileva l’errore operato nel precedente grado di giudizio in cui il Giudice di merito aveva rifiutato il deposito di una consulenza di parte, invocando le limitazioni di cui all’art. 345 c.p.c..
La Corte afferma infatti, riprendendo il proprio orientamento in questione, che tale decisione è manifestamente infondata in quanto contrasta con il consolidato indirizzo di questa Corte secondo cui “la consulenza di parte costituisce una semplice allegazione difensiva, priva di autonomo valore probatorio, la cui produzione, regolata dalle norme che disciplinano tali atti e perciò sottratta al divieto di cui all’art. 345 c.p.c., deve ritenersi consentita anche in appello” (Cass., 2, n. 1614 del 19/1/2022; Cass., 2, n. 20347 del 24/8/2017: “La consulenza di parte costituisce una semplice allegazione difensiva, priva di autonomo valore probatorio, la cui produzione, regolata dalle norme che disciplinano tali atti e perciò sottratta al divieto di cui all’art. 345 c.p.c., deve ritenersi consentita anche in appello”; Cass., U, n. 13902 del 3/6/2013: “La consulenza tecnica di parte costituisce una semplice allegazione difensiva a contenuto tecnico, priva di autonomo valore probatorio, sicché la sua produzione, in quanto sottratta al divieto di cui all’art. 345 cod. proc. civ., è ammissibile anche in appello”)“.