La Corte di Cassazione (sentenza del 16 settembre 2025 n.25286) conferma (https://studiolegalepalisi.com/2025/09/26/il-danno-danno-non-patrimoniale-e-presunto-non-ipso-iure/) l’inesistenza del danno in re ipsa, affermando che il medesimo: “è coincidente con la mera lesione dell’interesse leso, a prescindere dalle conseguenze di tale lesione. È regola generale del diritto della responsabilità civile che il danno risarcibile presuppone conseguenze dannose di quella lesione e non si può identificare con essa. La tesi secondo cui nel caso del danno non patrimoniale, il danno è nella mera lesione dell’interesse leso, a differenza che nel caso di danno patrimoniale (ove invece occorre dimostrare la conseguenza pregiudizievole) non ha trovato accoglimento in giurisprudenza, la quale richiede la dimostrazione della conseguenza dannosa anche nel caso di lesione di diritti fondamentali, come la riservatezza, la reputazione o l’immagine (per l’esclusione del danno in re ipsa, in caso di lesione della serenità familiare v. Cass. 2203/ 2024; in caso di reputazione v Cass. 6589/ 2023).La prova del danno può di certo essere data per presunzioni“.

La qualificazione del reato ai fini del computo del termine prescrizionale più lungo in ambito civile
La Corte di Cassazione (sentenza del 14 novembre 2025 n. 30110) ribadisce che: “il giudice



