“Il diritto non è mai un dato, ma una continua creazione della quale è continuo collaboratore l’interprete, e così ogni consociato, ed appunto perciò vive nella storia ed anzi con la storia.
Il rapporto tra la legge e la sua interpretazione non è quello che corre tra una realtà e il suo specchio, ma quello che corre tra il seme e la pianta e perciò la legge vive solo con la sua interpretazione e applicazione che d’altra parte non è affatto mera sua dichiarazione, ma creazione di diritto, tuttavia caratterizzata dalla sua continuità col dato dal quale prende le mosse.
Alla contrapposizione tra una legge data e statica e una interpretazione meramente esplicativa della prima, bisogna sostituire l’unità di una legge che si svolge e si sviluppa nella sua interpretazione.
La teoria dell’interpretazione ha appunto il compito di renderci coscienti di come il diritto realmente si sviluppi nella sua interpretazione pur conservando un elemento di continuità col dato dal quale prende le mosse”
(Ascarelli)