E’ indubbio che, per garantire l’uguaglianza, nel risarcimento si tenda all’omologazione dei danni (la tecnica della tabellazione ne costituisce una prova innegabile). Ciò è corretto a patto che comunque si preservi anche il principio dell’equità, ossia la capacità di scandagliare seriamente gli aspetti peculiari di ogni vicenda e di ogni danneggiato (c.d. personalizzazione). Perché non è vero che tutti i danni sono uguali. Di ciò ne hanno piena consapevolezza non solo i giuristi più attenti ma anche il sentire comune.
“Non ci sono e non si possono essere ripetizioni, perché quegli stessi momenti ciascuno li ha vissuti con la sua storia, con le sue conseguenze, con i suoi morti, e li racconta adesso con le sue parole. Non ci sono fatti che si elencano e si esauriscono, ma voci che si esprimono, e tutte suonano esatte. Tutte hanno l’accento della verità“
(Emanuel Carrère, V13)