Dal marzo 2023 è stata istituita, presso il Ministero della Giustizia, la Commissione per lo studio e l’approfondimento delle problematiche relative alla colpa professionale medica, composta da accademici ed esperti di rilievo nazionale negli ambiti del diritto civile, penale, della salute.
Recentemente è stata invitata per un’audizione una rappresentanza dell’ANIA (organo rappresentativo delle imprese assicuratrici), la quale si è lamentata della presunta “incertezza giurisprudenziale (anche conseguente all’incertezza normativa), generata dall’ampliamento da parte della giurisprudenza dei “diritti” e dei casi da risarcire, con conseguente elevata onerosità e volatilità dei risarcimenti, dovuta all’aumento degli importi riconosciuti dai tribunali (e ciò, non tanto a causa della componente del danno patrimoniale costituito dal danno emergente o dal lucro cessante, quanto a causa della componente rappresentata dalle varie voci del danno non patrimoniale)“. L’ANIA ha anche auspicato l’emissione di un decreto recante la tabella unica valida su tutto il territorio nazionale per introdurre “elementi di certezza giuridica e di parità di trattamento dei soggetti, assicurerebbero un’uniformità ri- sarcitoria di base con effetti benefici di riduzione anche del contenzioso giudiziario nonché, di riflesso, sui tempi e sulle modalità della prassi liquidativa extragiudiziale“
Ci risiamo. L’Ania porta avanti le sue battaglie corporative. Dietro ciò che definisce “incertezze giurisprudenziali” i rappresentanti delle compagnie di assicurazione condannano invece la meritoria attività dei tribunali italiani, colpevoli di tutelare più i diritti dei danneggiati (non a caso utilizzato in virgolettato nella citazione, come se non fossero tali) che non i profitti delle società assicurative (come indugiano invece gli altri poteri dello Stato). L’auspicio poi di una tabella unica, per l’asserita omogeneità delle valutazioni (nei fatti già esistente con l’applicazione di quella redatta dal tribunale di Milano ed avente vocazione nazionale come riconosciuto da plurime sentenze della Corte di Cassazione) mira semplicemente ad un’operazione al ribasso dei valori di riferimento.
Insomma all’Ania non interessa la persona ma solo il bilancio delle sue associate. E bisognava far perdere tempo alla Commissione con interventi di tale statura e serietà scientifica?